Achille in Sciro, libretto, Roma, Corradi, 1771

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Stanze terrene adornate di statue rappresentanti varie imprese d’Ercole.
 
 ULISSE e ARCADE
 
 ARCADE
 Tutto come imponesti,
 signor, già preparai. Son pronti i doni
400da presentarsi al re. Mischiai fra quelli
 il militare arnese
 lucido e terso. I tuoi seguaci istrussi
 che simular dovranno
 il tumulto guerrier. Spiegami alfine
405sì confuso comando;
 tutto ciò che ti giova? E dove? E quando?
 ULISSE
 Fra mille ninfe e mille
 per distinguere Achille.
 ARCADE
                                              E come?
 ULISSE
                                                                Intorno
 a quell'elmo lucente, a quell'usbergo
410lo vedrai vaneggiar. Ma quando ascolti
 il suon dell'armi, il generoso invito
 delle trombe sonore, allor vedrai
 quel fuoco a forza oppresso
 scoppiar feroce e palesar sé stesso.
 ARCADE
415Di troppo ti lusinghi.
 ULISSE
                                         Io so d'Achille
 l'indole bellicosa; io so che all'armi
 s'avvezzò dalle fasce; e so che invano
 si preme un violento
 genio natio che diventò costume.
420Fra le sicure piume
 salvo appena dal mar, giura il nocchiero
 di mai più non partir; sente che l'onde
 già di nuovo son chiare;
 abbandona le piume e corre al mare.
 ARCADE
425Hai pur tant'altri indizi.
 ULISSE
                                               Ogn'altro indizio
 solo è dubbioso; a questa prova unito
 certezza diverrà. Quella è la prova,
 Arcade, più sicura
 dove co' moti suoi parla natura.
 ARCADE
430Ma, se come supponi
 ama Deidamia, anche palese, a lei
 toglierlo non potrem.
 ULISSE
                                         Con l'arti occulte
 pria s'astringa a scoprirsi; indi scoperta,
 assalirò quell'alma a forza aperta.
435Fiamme d'onor gli desterò nel seno,
 arrossir lo farò.
 ARCADE
                               Sì, ma non veggo
 agio a parlargli. È custodito in guisa...
 ULISSE
 L'occasion s'attenda; e se non giunge,
 nascer si faccia. Io tenterò...
 ARCADE
                                                     T'accheta;
440vien Pirra a noi. Parlale adesso.
 ULISSE
                                                           Eh lascia
 che venga per sé stessa. Ad altro inteso
 mi fingerò. Tu destramente intanto
 osservane ogni moto.
 
 SCENA II
 
 ACHILLE in disparte e detti.
 
 ACHILLE
                                         Ecco il guerriero
 che la Grecia inviò. Se la mia bella
445non lo vietasse, oh qual diletto avrei
 di ragionar con lui. Muoverla ad ira
 ch'io l'osservi non dee.
 ULISSE
                                            (Che fa?) (Piano ad Arcade)
 ARCADE
                                                                (Ti mira). (Piano ad Ulisse)
 ULISSE
 Di questo albergo invero (Guardando le statue)
 ogni arredo è real; que' sculti marmi
450sembran pieni di vita. Eccoti Alcide
 che l'idra abbatte. Ah gli si vede in volto
 lo spirito guerrier! L'anima eccelsa
 gli ha l'industre maestro in fronte accolta.
 (Guarda se m'ode). (Piano ad Arcade)
 ARCADE
                                        (Attentamente ascolta). (Piano ad Ulisse)
 ULISSE
455Ecco quando dal suolo
 solleva Anteo per atterrarlo; e l'arte
 qui superò sé stessa. Oh come accende
 quando è sì al vivo espresso
 di virtude un esempio! Io già vorrei
460essere Alcide. Oh generoso, oh grande,
 oh magnanimo eroe! Vivrà il tuo nome
 mille secoli e mille.
 ACHILLE
 Oh dei! Così non si dirà d'Achille.
 ULISSE
 (Ed or?) (Piano ad Arcade)
 ARCADE
                    (S'agita e parla). (Piano ad Ulisse)
 ULISSE
                                                     (Osserva adesso).
465Che miro! Ecco l'istesso (Volgendosi ad altra parte)
 terror dell'Erimanto
 in gonna avvolto alla sua Iole accanto.
 Ah l'artefice errò. Mai non dovea
 a questa di viltà memoria indegna
470avvilir lo scalpello.
 Qui Alcide fa pietà; non è più quello.
 ACHILLE
 (È vero, è vero. Oh mia vergogna estrema!)
 ULISSE
 (Arcade, che ti par?)
 ARCADE
                                         (Parmi che frema). (Ad Ulisse)
 ULISSE
 (Dunque s'assalga). (S’incamina verso Achille trattenendolo)
 ARCADE
                                        (Il re. Guarda che tutto
475il disegno non scopra).
 ULISSE
 (Ah m'interrompe in sul finir dell'opra).
 
 SCENA III
 
 LICOMEDE e detti.
 
 LICOMEDE
 Pirra, appunto ti bramo, attendi. Ulisse,
 vedi che il sol di già tramonta. Onori
 un ospite sì grande
480le mense mie.
 ULISSE
                             Mi sarà legge il cenno,
 invittissimo re. (Vuol ritirarsi)
 LICOMEDE
                                Le navi e l'armi,
 che a chieder mi venisti, al nuovo giorno
 radunate vedrai; vedrai di quanto
 superai la richiesta, ed a qual segno
485gli amici onoro e un messaggier sì degno.
 ULISSE
 Sempre eguale a sé stesso
 è del gran Licomede
 il magnanimo cor. Da me sapranno
 i congiurati a danno
490della Frigia infedel principi achei
 quanto amico tu sei. Né lieve prova
 ne fian l'armi e le navi
 che ti piacque apprestarmi.
 (Altro quindi io trarrò che navi ed armi).
 
495   Quando il soccorso apprenda
 che dal tuo regno io guido,
 dovrà sul frigio lido
 Ettore impallidir.
 
    Più gli farà spavento
500questo soccorso solo
 che cento insegne e cento,
 ch'ogni guerriero stuolo,
 che quante vele al vento
 seppe la Grecia aprir. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 LICOMEDE, ACHILLE e poi NEARCO.
 
 LICOMEDE
505Vezzosa Pirra, il crederai? Dipende
 da te la pace mia.
 ACHILLE
                                   Perché?
 LICOMEDE
                                                    Se vuoi
 impiegarti a mio pro, rendi felice
 un grato re.
 ACHILLE
                         Che far poss'io?
 LICOMEDE
                                                        M'avveggo
 che a Deidamia spiace
510unirsi a Teagene.
 ACHILLE
                                   E ben? (Comincia a turbarsi)
 LICOMEDE
                                                   Tu puoi
 tutto sul cor di lei.
 ACHILLE
                                    Come! E vorresti
 da me...
 LICOMEDE
                  Sì, che la scelta
 tu le insegnassi a rispettar d'un padre,
 che i merti del suo sposo
515le facessi osservar, che amor per lui
 le inspirassi nel seno, onde l'accolga
 come è il dover d'un'amorosa moglie.
 ACHILLE
 (Questo pur deggio a voi, misere spoglie!). (Con ira)
 LICOMEDE
 Che dici?
 ACHILLE
                     E tu mi credi (Riprimendosi a forza)
520opportuno istromento... Ah Licomede
 mal mi conosci. Io?... Numi eterni! Io... Cerca
 mezzo miglior.
 LICOMEDE
                              Che ti sgomenta? È forse
 Teagene uno sposo
 che non meriti amor?
 ACHILLE
                                           (Mi perdo. Io sento
525che soffrir più non posso).
 LICOMEDE
                                                  Alfin la figlia
 dimmi a qual altro mai
 meglio unir si potea.
 ACHILLE
                                         (Soffersi assai).
 Signor... (Risoluto)
 NEARCO
                    Le regie mense,
 Licomede, son pronte.
 LICOMEDE
                                           Andiam. Udisti,
530Pirra, i miei sensi. A te mi fido. Ah sia
 frutto del tuo sudor la pace mia.
 
    Fa' che si spieghi almeno
 quell'alma contumace,
 se l'amor mio le piace,
535se vuol rigor da me.
 
    Di' ch'ho per lei nel seno
 di re, di padre il core,
 che appaghi il genitore
 o che ubbidisca il re. (Parte)
 
 SCENA V
 
 ACHILLE e NEARCO
 
 ACHILLE
540Non parlarmi, Nearco,
 più di riguardi; ho stabilito; adesso
 non sperar di sedurmi. Andiamo.
 NEARCO
                                                               E dove?
 ACHILLE
 A depor queste vesti. E che? Degg'io
 passar così vilmente
545tutti gli anni migliori? E quanti oltraggi
 ho da soffrir? Le mie minaccie or veggo
 ch'altri deride; ingiurioso impiego
 or m'odo imporre; or negli esempi altrui
 i falli miei rimproverar mi sento;
550son stanco d'arrossirmi ogni momento.
 NEARCO
 Un rossor ti figuri...
 ACHILLE
                                       Ah taci; assai
 ho tollerato i tuoi
 vilissimi consigli. Altri ne intesi
 dal tessalo maestro; e allor sapea
555vincer nel corso i venti,
 abbatter fiere e valicar torrenti.
 Ed ora... Ah che direbbe
 se in questa gonna effeminato e molle
 mi vedesse Chirone! Ove da lui
560m'asconderei? Che replicar se in volto
 rigido mi chiedesse: «Ov'è la spada,
 ove l'altr'armi Achille? Ah di mie scuole
 tu non serbi altro segno
 che la cetra avvilita ad uso indegno».
 NEARCO
565Basta, signor; più non m'oppongo; alfine
 son persuaso anch'io.
 ACHILLE
                                          Ti par, Nearco,
 quest'ozio vergognoso
 degno di me?
 NEARCO
                            No; lo conosco. È tempo
 che dal sonno ti desti,
570che ti svolga da questi
 impacci femminili e corra altrove
 a dar del tuo gran cor nobili prove.
 È ver che Deidamia
 priva di te non avrà pace e forse
575ne morrà di dolor; ma quando ancora
 n'abbia a morir, non t'arrestar per lei;
 vagliono la sua vita i tuoi trofei.
 ACHILLE
 Morir! Dunque tu credi
 che non abbia costanza
580di vedersi lasciar?
 NEARCO
                                    Costanza! E come
 potrebbe averne una donzella amante
 che perda il solo oggetto
 della sua tenerezza? Il sol conforto,
 l'unica sua speranza?
 ACHILLE
                                          (Oh dei!)
 NEARCO
                                                              Non sai
585che se ti scosti mai
 da' suoi sguardi un momento, è già smarrita,
 non ha riposo, a ciaschedun ti chiede,
 ti vuol da tutti? E in questo punto istesso
 come credi che stia? Già non ha pace,
590già dubbiosa e tremante...
 ACHILLE
                                                  Andiamo.
 NEARCO
                                                                       E sei
 pronto a partir?
 ACHILLE
                                No; ritorniamo a lei. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 NEARCO solo
 
 NEARCO
 Oh incredibile, oh strano
 miracolo d'amor! Si muova all'ira,
 è terribile Achille. Arte non giova,
595forza non basta a raffrenarlo; andrebbe
 nudo in mezzo agl'incendi; andrebbe solo
 ad affrontar mille nemici e mille;
 pensi a Deidamia, è mansueto Achille.
 
    Così leon feroce
600che sdegna i lacci e freme,
 al cenno d'una voce
 perde l'usato ardir.
 
    Ed a tal segno oblia
 la ferita natia
605che quella man che teme
 va placido a lambir. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 Gran sala illuminata in tempo di notte corrispondente a diversi appartamenti parimente illuminati. Tavola nel mezzo, credenze all’intorno.
 
 LICOMEDE, TEAGENE, ULISSE e DEIDAMIA seduti a mensa. ARCADE in piedi accanto ad Ulisse. ACHILLE in piedi accanto a Deidamia; e per tutto cavalieri e paggi.
 
 LICOMEDE
 Fumin le tazze intorno
 di cretense liquor.
 DEIDAMIA
                                    Pirra, lo sai;
 se di tua man non viene,
610l'ambrosia degli dei
 vil bevanda parrebbe a' labbri miei.
 ACHILLE
 Ubbidisco. Ah da questa
 ubbidienza mia
 vedi se fido sia di Pirra il core.
 TEAGENE
615(Che strano affetto!) (Guardando Deidamia ed Achille)
 ACHILLE
                                         (Oh tirannia d'amore!) (Nell’andare a prender la tazza)
 LICOMEDE
 Quando da' greci lidi i vostri legni
 l'ancora scioglieranno? (Ad Ulisse)
 ULISSE
                                             Al mio ritorno.
 TEAGENE
 Son già tutti raccolti?
 ULISSE
                                          Altro non manca
 che il soccorso di Sciro.
 LICOMEDE
                                             Oh qual mi toglie
620spettacolo sublime
 la mia matura età!
 ULISSE
                                     (Non si trascuri (Un paggio porge la tazza ad Achille, egli nel prenderla sente il discorso artificioso d’Ulisse e resta attonito ad ascoltarlo)
 l'opportuno momento). È di te degna,
 gran re, la brama. Ove mirar più mai
 tant'armi, tanti duci,
625tante squadre guerriere,
 tende, navi, cavalli, aste e bandiere?
 Tutta Europa v'accorre. Omai son vuote
 le selve e le città. Da' padri istessi,
 da' vecchi padri invidiata e spinta
630la gioventù proterva
 corre all'armi fremendo. (Arcade, osserva).
 DEIDAMIA
 Pirra.
 ACHILLE
              È ver. (Si riscuote, prende la tazza, s’incamina, poi torna a fermarsi)
 ULISSE
                            Chi d'onore
 sente stimoli in sen, chi sa che sia
 desio di gloria or non rimane. Appena
635restano e quasi a forza
 le vergini, le spose; e alcun che dura
 necessità trattien col ciel s'adira,
 come tutti gli dei l'abbiano in ira.
 DEIDAMIA
 Ma Pirra.
 ACHILLE
                     Eccomi. (Va con la tazza a Deidamia)
 DEIDAMIA
                                      (Ingrato! (Piano ad Achille nel prendere la tazza)
640Questi di poco amor segni non sono?)
 ACHILLE
 (Non ti sdegnar; bell'idol mio, perdono).
 LICOMEDE
 Olà rechisi a Pirra
 l'usata cetra; a lei Deidamia imponi
 che alle corde sonore
645la voce unisca e la maestra mano;
 tutto farà per te.
 DEIDAMIA
                                 Pirra, se m'ami
 seconda il genitore.
 ACHILLE
 Tu il vuoi? Si faccia. (Oh tirannia d'amore!) (Un paggio gli presenta la cetra ed altri pongono un sedile da un lato della scena, a vista della mensa)
 TEAGENE
 (Tanto amor non comprendo).
 ULISSE
650Arcade adesso è tempo. Intendi? (Piano ad Arcade)
 ARCADE
                                                               Intendo. (Piano ad Ulisse e parte. Achille canta accompagnandosi con la lira)
 ACHILLE
 
    Se un core annodi,
 se un'alma accendi,
 che non pretendi,
 tiranno amor?
 
655   Vuoi che al potere
 delle tue frodi
 ceda il sapere,
 ceda il valor.
 
 CORO
 
    Se un core annodi,
660se un'alma accendi,
 che non pretendi,
 tiranno amor?
 
 ACHILLE
 
    Se in bianche piume
 de' numi il nume
665canori accenti
 spiegò talor,
 
    se fra gli armenti
 muggì negletto,
 fu solo effetto
670del tuo rigor.
 
 CORO
 
    Se un core annodi,
 se un'alma accendi,
 che non pretendi,
 tiranno amor?
 
 ACHILLE
 
675   De' tuoi seguaci
 se a far si viene,
 sempre in tormento
 si trova un cor.
 
    e vuoi che baci
680le sue catene,
 che sia contento
 del suo dolor.
 
 CORO
 
    Se un core annodi,
 se un'alma accendi,
685che non pretendi,
 tiranno amor?
 
 LICOMEDE
 Questi chi son? (Al comparir de’ doni portati da’ seguaci d’Ulisse, s’interrompe il canto d’Achille)
 ULISSE
                                Son miei seguaci e al piede
 portan di Licomede
 questi per cenno mio piccioli doni
690che d'Itaca recai. Lo stile usato
 d'ospite non ingrato
 giusto è che siegua anch'io. Se troppo osai,
 il costume m'assolva.
 LICOMEDE
                                         Eccede i segni
 sì generosa cura.
 ACHILLE
                                  (Oh ciel! Che miro!) (Avvedendosi dell’armatura che venne fra’ doni)
 LICOMEDE
695Mai non si tinse in Tiro
 porpora più vivace. (Ammirando le vesti)
 TEAGENE
                                       Altri finora (Ammirando i vasi)
 sculti vasi io non vidi
 di magistero egual.
 DEIDAMIA
                                      L'eoa marina (Ammirando le gemme)
 non ha lucide gemme al par di quelle.
 ACHILLE
700Ah chi vide finora armi più belle. (Si leva per andare a vedere più da vicino le armi)
 DEIDAMIA
 Pirra, che fai? Ritorna
 agl'interrotti carmi.
 ACHILLE
 (Che tormento crudele!) (Torna a sedere) (Di dentro)
                                                All'armi, all'armi. (S’ode gran strepito d’armi e d’istromenti militari. Tutti si levano spaventati, solo Achille resta sedendo in atto feroce)
 LICOMEDE
 Qual tumulto è mai questo?
 ARCADE
                                                     Ah corri, Ulisse, (Simulando spaventato)
705corri l'impeto insano
 de' tuoi seguaci a raffrenar.
 ULISSE
                                                     Che avvenne? (Fingendo esser sorpreso)
 ARCADE
 Non so per qual cagion fra lor s'accese
 e i custodi reali
 feroce pugna. Ah qui vedrai fra poco
710lampeggiar mille spade.
 DEIDAMIA
                                               Aita, oh numi!
 Dove corro a celarmi? (Parte intimorita)
 TEAGENE
 Fermati, principessa. (Parte seguendola) (Di dentro)
                                           All'armi, all'armi. (S’ode strepito d’armi. Licomede snudando la spada corre al tumulto. Fugge ognuno. Ulisse si ritira in disparte con Arcade ad osservare Achille che si leva già invaso d’estro guerriero)
 
 SCENA VIII
 
 ACHILLE ed ULISSE con ARCADE in disparte.
 
 ACHILLE
 Ove son? Che ascoltai! Mi sento in fronte
 le chiome sollevar! Qual nebbia i lumi
715offuscando mi va! Che fiamma è questa
 onde sento avvamparmi.
 Ah frenar non mi posso; all'armi, all'armi. (S’incamina furioso e poi si ferma avvedendosi d’avere in mano la cetra)
 ULISSE
 (Guardalo). (Piano ad Arcade)
 ACHILLE
                          E questa cetra
 dunque è l'arme d'Achille? Ah no; la sorte
720altre n'offre e più degne. A terra, a terra, (Getta la cetra e va all’armi portate co’ doni d’Ulisse)
 vile istromento. All'onorato incarco
 dello scudo pesante (Imbraccia lo scudo)
 torni il braccio avvilito. In questa mano
 lampeggi il ferro. Ah ricomincio adesso (Impugna la spada)
725a ravvisar me stesso. Ah fossi a fronte
 a mille squadre e mille.
 ULISSE
 E qual sarà, se non è questo Achille? (Palesandosi)
 ACHILLE
 Numi! Ulisse! Che dici?
 ULISSE
                                               Anima grande,
 prole de' numi, invitto Achille, alfine
730lascia che al sen ti stringa. Eh non è tempo
 di finger più. Sì tu la speme sei,
 tu l'onor della Grecia,
 tu dell'Asia il terror. Perché reprimi
 gl'impeti generosi
735del magnanimo cor? Son di te degni;
 secondali, signor. Lo so, lo veggo,
 raffrenar non ti puoi. Vieni; io ti guido
 alle palme, a' trofei. La Grecia armata
 non aspetta che te. L'Asia nemica
740non trema che al tuo nome. Andiam.
 ACHILLE
                                                                     Sì, vengo. (Risoluto)
 Guidami dove vuoi... Ma... (Si ferma)
 ULISSE
                                                    Che t'arresta?
 ACHILLE
 E Deidamia?
 ULISSE
                            E Deidamia un giorno
 ritornar ti vedrà cinto d'allori
 e più degno d'amore.
 ACHILLE
                                          E intanto...
 ULISSE
                                                                 E intanto
745che d'incendio di guerra
 tutta avvampa la terra, a tutti ascoso
 qui languir tu vorresti in vil riposo?
 Diria l'età futura:
 «Di Dardano le mura
750Diomede espugnò; d'Ettore ottenne
 le spoglie Idomeneo; di Priamo il trono
 miser tutto in faville
 Stenelo, Aiace... E che faceva Achille?
 Achille in gonna avvolto
755traea misto e sepolto
 fra l'ancelle di Sciro i giorni sui,
 dormendo al suon delle fatiche altrui».
 Ah non sia ver; destati alfine; emenda
 il grave error; più non soffrir che alcuno
760ti miri in queste spoglie. Ah se vedessi
 quale oggetto di riso
 con que' fregi è un guerriero! In questo scudo
 lo puoi veder. Guardati, Achille. Dimmi (Gli leva lo scudo)
 ti riconosci? (Presentandogli lo scudo)
 ACHILLE
                           Oh vergognosi, oh indegni (Lacerando le vesti)
765impacci del valor! Come finora
 tollerar vi potei! Guidami, Ulisse,
 l'armi a vestir. Fra questi ceppi avvinto
 più non farmi penar.
 ULISSE
                                         Sieguimi. (Ho vinto). (S’incamminano)
 
 SCENA IX
 
 NEARCO e detti.
 
 NEARCO
 Pirra, Pirra, ove corri?
 ACHILLE
                                            Anima vile, (Rivolgendosi con isdegno)
770quel vergognoso nome
 più non ti esca da' labbri. I miei rossori
 non farmi rammentar. (Partendo)
 NEARCO
                                             Senti; tu parti!
 E la tua principessa?
 ACHILLE
                                         A lei dirai... (Rivolgendosi)
 ULISSE
 Achille, andiam.
 NEARCO
                                 Che posso dirle mai?
 ACHILLE
 
775   Dille che si consoli;
 dille che m'ami; e dille
 che partì fido Achille,
 che fido tornerà.
 
    Che a' suoi begli occhi soli
780vuo' ch'il mio cor si stempre,
 che l'idol mio fu sempre,
 che l'idol mio sarà. (Parte)
 
 SCENA X
 
 NEARCO, poi DEIDAMIA, indi TEAGENE.
 
 NEARCO
 Eterni dei! Qual fulmine improviso
 strugge ogni mia speranza! Ove m'ascondo,
785se parte Achille? E chi di Teti all'ira
 m'involerà? Tanti sudori, oh stelle!
 Tant'arte, tanta cura...
 DEIDAMIA
                                           Ov'è, Nearco,
 il mio tesoro?
 TEAGENE
                            Amata principessa.
 DEIDAMIA
 (Oh me infelice!
790Che inciampo è questo!)
 TEAGENE
                                                Io del tuo cor vorrei
 intender meglio...
 DEIDAMIA
                                    Or non è tempo.
 TEAGENE
                                                                    Ascolta.
 DEIDAMIA
 Non posso.
 TEAGENE
                       Un solo istante.
 DEIDAMIA
                                                     Oh numi!
 TEAGENE
                                                                          Alfine
 mia sposa al nuovo giorno...
 DEIDAMIA
 Ma per pietà non mi venir d'intorno.
 TEAGENE
 
795   Lungi da' tuoi bei rai
 vado, crudele; oh dio
 chi vide mai del mio
 più sfortunato amor?
 
    Vittima mi vedrai
800dell'odio tuo, ma poi
 quale non so di noi
 dovrà pentirsi allor. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 NEARCO E DEIDAMIA.
 
 NEARCO
 Ah principessa, Achille
 non è più tuo.
 DEIDAMIA
                             Che!
 NEARCO
                                         T'abbandona
 DEIDAMIA
                                                                   I tuoi
805vani sospetti io già conosco. Ognora
 così mi torni a dir.
 NEARCO
                                     Volesse il cielo
 ch'or m'ingannasti. Ah l'ha scoperto Ulisse,
 l'ha sedotto, il rapisce.
 DEIDAMIA
                                           E tu, Nearco,
 così partir lo lasci? Ah corri, ah vola...
810Misera me! Senti. Son morta! Ah troppo
 troppo il colpo è inumano!
 Che fai? Non parti?
 NEARCO
                                       Io partirò ma invano.
 
 SCENA XII
 
 DEIDAMIA sola
 
 DEIDAMIA
 Achille m'abbandona!
 Mi lascia Achille! E sarà vero? E come,
815come potè l'ingrato
 pensarlo solo e non morir! Son queste
 le promesse di fede?
 le proteste d'amor? Così... ma intanto
 ch'io mi struggo in querele,
820l'empio scioglie le vele. Andiam, si tenti
 di trattenerlo. Il mio dolor capace
 di riguardi non è. Vadasi, e quando
 né pur questo mi giovi, almen sul lido
 spirar mi vegga e parta poi l'infido.
 
825   Ira, dispetto, amore
 sdegno, timor e speme
 tutti a mio danno insieme
 fremer mi sento in seno.
 (Misera, abbandonata
830ho mille affanni al cor!)
 
    E invan la sua vendetta
 contro quell'alma ingrata
 chiede, sospira, aspetta
 il mio tradito amor.
 
 Fine dell’atto secondo